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chiesa esterno giornochiesa dopo la guerrachiesa prima della guerraDella chiesa parrocchiale dedicata al Vescovo e martire di Sebaste d'Armenia, San Biagio, il più antico ricordo risalirebbe al 1120. Nel XIII secolo il suo nome ricorre spesso nelle pergamene di Ravenna e Faenza. Difatti la nostra Chiesa era di patrimonio dell'abbazia di Santa Maria Foris Portam in Faenza il cui abate possedeva il diritto di nominarne i rettori fino al 1340, era infatti uno dei monaci benedettini dell’abbazia ad officiare le Funzioni religiose nell’antica Chiesa. Nel 1621 l'abate Costantino eccezionalmente concesse a Bono, Arcidiacono della nostra Basilica Ursiana (il Duomo) di nominare rettore di San Biagio certo Bernardo già rettore della chiesa di San Giovanni in Marmorata, chiesa che sorgeva a metà strada fra la Porta S. Vittore o Anastasia (l'attuale Porta Serrata) e Porta Adriana. Della chiesa primitiva non si conosce né l'anno di fondazione né quali caratteristiche strutturali avesse, essendo una delle più antiche chiese parrocchiali ravennati in assoluto. Si sa solo che sorgeva più ad oriente di adesso in località chiamata "Torrazze", le cui tracce si rilevano da antichi documenti fino al 1630. Quando il Borgo Adriano, sotto la dominazione veneta, iniziò ad acquistare una certa importanza, i parrocchiani dell'allora chiesa di San Biagio cominciarono a diradarsi, forse per popolare i borghi adiacenti. Ebbe così inizio il declino della parrocchia. Fu in questo periodo, che vide il termine nel 1571 quando la Chiesa fu detta "sine cura", come la vicina di San Giovanni in Mormorata, che l’allora Arcivescovo, il Cardinale Della Rovere, affidò ai parroci delle Chiese vicine (S. Eufemia, S. Giovanni e Paolo, S. Croce e S. Vittore) la cura pastorale degli abitanti del borgo, “assumendo” anche a proprie spese un cappellano che li aiutasse. Venne poi incaricato il parroco don Baldassare Margotti che officiava nella Chiesa di S. Giovanni Decollato, situata vicino porta Serrata.

Dal 1571 a poco la Chiesa sarebbe stata demolita, fino a quando l’Arcivescovo Cristoforo Boncompagni decise di far erigere una luogo di Culto nel borgo Adriano in posizione più comoda per i borghigiani. La Chiesa venne costruita con materiali di recupero ricavati dalla demolizione di quella primitiva e di altra antichissima Basilica, San Pietro in Argentario (o Eremitorio), situata nelle valli verso Sant'Alberto. Dagli atti arcivescovili si raccoglie che, sebbene la Chiesa non fosse ancora terminata, nel luglio del 1591 venne visitata dal Vicario dell’Arcivescovo Boncompagni e provvista di un parroco, don Francesco Rossi in quanto don Margotti era deceduto nel mese di aprile dello stesso anno. Nel 1604 era sicuramente terminata poiché nel 1613 viene descritta nei particolari e si dice altresì che fu eretta col concorso dell'Arcivescovo Cardinal Aldobrandini e dei parrocchiani. Fu proprio il Cardinal Aldobrandini, nel 1604, a consacrare la Chiesa e dedicarla al Vescovo e Martire San Biagio, in memoria dell’antica Chiesa. Come già descritto, don Francesco Rossi, dopo dieci anni in S. Giovanni Decollato, venne a risiedere nella parrocchia di San Biagio e vi restò fino al 1646.

Agli inizi del 1800 le chiesa era in rovina. L'arciprete Bartoletti, il parroco di quel periodo, non aveva risparmiato a spese per mantenerla ma la situazione era grave. L'allora Arcivescovo Mons. Chiarissimo Falconieri, a seguito del rapporto dell'arciprete e del giudizio dei periti, il 24 marzo 1835 interdisse le funzioni all'interno della chiesa. I parrocchiani per assistere alle funzioni religiose dovevano recarsi alla Basilica di San Vitale. L'arcivescovo e l'arciprete si diedero subito da fare affinché fosse riedificata quanto prima la chiesa di S. Biagio, però, per mancanza di mezzi, furono anche consigliati di chiedere un sussidio al Comune. Nell'attesa di una risposta dal Comune, l'arcivescovo Falconieri venne chiamato a Roma per ricevere il Cappello Cardinalizio da Sua Santità Gregorio XVI. Il conte Gabriele Rasponi Gonfalonieri di Ravenna e gli altri Magistrati, decisero di offrire una somma di denaro che bastasse a ricostruire la chiesa come segno di congratulazione al nuovo porporato. I lavori vennero approvati dal Consiglio e il 1 agosto 1838 gli venne dato inizio. La chiesa venne eretta sulle fondamenta della vecchia costruzione con l'aggiunta di due ampie cappelle e di un nuovo campanile. Nel 1840 era peraltro terminata allo stato grezzo e per il suo completamento dovettero provvedere le rendite parrocchiali che si dimostrarono insufficienti: la facciata rimase allo stato grezzo come si presenta anche oggi. Il 27 settembre 1840, tra la gioia di tutto il popolo del borgo, la chiesa venne consacrata dal Cardinale Arcivescovo Chiarissimo Falconieri. La storia della Parrocchia procede arrivando quasi ai giorni nostri: durante la seconda guerra mondiale il campanile venne bombardato, questo causò la distruzione dell’orologio, del quale, ancora oggi, si nota la nicchia murata dove era posto. Nel 1956 l’allora Parroco don Ferruccio Fuschini fu colto da una grave paralisi che lo portò alla morte nel 1963. La Parrocchia venne allora affidata al Cappellano di don Fuschini: don Giansandro Ravagna, un giovane Sacerdote ordinato cinque anni prima e subito entrato a San Biagio come Vicario Parrocchiale.

Le opere inerenti la storia della Comunità, nate dall’impegno di don Sandro (viene così chiamato confidenzialmente don Ravagna), sono molteplici: nel 1959 venne inaugurato da S.E. Mons. Baldassarri l’edificio adiacente la canonica; questa costruzione conta una decina di stanze, disposte su tre piani, adibite come aule per la catechesi e gli incontri di gruppo. Nel 1969 fu avviata la ricostruzione della canonica e l’edificazione del teatro parrocchiale che terminò con l’innaugurazione del 1972; la vecchia abitazione era fatiscente così ne venne costruita una in stile moderno che, mediante il nuovo teatro, era unita all’edifico costruito nel ’59. Durante i 3 anni di lavori, don Sandro, andò ad abitare in un appartamentino in via Maggiore. Nel 1974 il teatro parrocchiale venne ulteriormente ampliato. Un altro importante momento fu la Consacrazione del nuovo Altare che avvenne per mano di Mons. Baldassarri. Infine, nel 1976, venne acquistato ed installato il nuovo organo, con 13 registri, dalla Ditta Ferraresi Gianni. I registri dell’organo furono portati a 25 tramite l’implementazione di 12 registri reali, con l’intervento della Ditta Michelotto Francesco, nel 1988.

La Chiesa ospita anche un prezioso Crocifisso del 1600.

 Gli ultimi interventi riguardano la creazione della nuova pavimentazione del sagrato (oggi protetta dalla Sovrintendenza ai beni culturali di Ravenna), la nascita del campetto da gioco sopra quello che era l’antico cimitero, il restauro del tetto della Chiesa, l’automazione del campanile con l’inserimento delle nuove campane, l’installazione del nuovo impianto audio interno ed esterno, l’illuminazione interna della Chiesa e, per ultima, nella primavera del 2003, l’illuminazione esterna della Chiesa.